I miei ricordi dell’estate di fine anni ’80-primi anni ’90, sono legati tutti alla spiaggia di sabbia finissima di Senigallia…si partiva il 31 sera, ultima notte di luglio, arrivavamo carichi di vettovaglie all’appartamento dell’ultimo piano di un palazzo in cui scoprii per la prima volta che c’era un modo nuovo di salire le scale: usare l’ascensore. E quindici giorni si stava a godersi la vita, dopo il lavoro in fabbrica, dopo la scuola, dopo le cose da fare…scoprivamo il piacere di guadagnarsi non solo il pane, ma anche e soprattutto un poco di svago, di aria nuova…e le spiagge non erano quelle di oggi, con idromassaggi e confort di ogni tipo. I “bagni Enzo e Paola” erano una baracchetta dove poter affittare un ombrellone con sdraie e lettini…secchiello e paletta, le biglie, i braccioli, qualche salvagente a forma di balena o coccodrillo, i bomboloni alla crema, il retino per pescare. I giorni passavano senza passare mai…fino a quando comunque arrivava il giorno in cui si scrivevano le cartoline, quelle da inviare a chi era rimasto a casa, con i nostri saluti. E io cercavo pensierini, idee nuove da inviare, che finivano per essere sempre gli stessi, ma che imponevano di fermarsi e di provare a formare una frase d’affetto (sicuramente non d’effetto).
Io oggi sono al lavoro, a casa, niente mare per me…ma non ci crederete, io il mare, quel mare ce l’ho qui, intatto, una tavolozza blu, con l’odore della salsedine, le grida sguaiate dei bambini che entrano nell’acqua sempre troppo fredda dell’Adriatico e le cartoline, per inviare i saluti. Inviate, spedite ancora i vostri saluti, fermatevi e scrivete cartoline che arriveranno per regalare un’emozione, da qualunque mare bagni i vostri piedi a qualsiasi cuore sia rimasto ad aspettarvi.