“Con el respiro del tango”

Il 1986 fu l’anno di uscita del romanzo di Antonio Skàrmeta “Il postino di Neruda”. Parto da qui, perché la storia di un genio non ha quasi mai origini precise, ma un’origine dovrà pur esserci e allora eccovi serviti. Un romanzo, un buon romanzo, se incrocia la strada di un buon regista diventerà un film, statene certi. E così, nel 1994, il libro diventa un film, “Il postino” diretto da Michael Radford e Massimo Troisi e interpretato da Massimo Troisi, Philip Noiret, Maria Grazia Cucinotta. Le musiche sono di Luis Bacalov, non solo sue, ma soprattutto sue. Vince una vagonata di premi, tra cui l’oscar per la colonna sonora che va a Bacalov e Endrigo.

Così adesso sapete che un premio oscar verrà a Gubbio al Doc Fest sabato sera. Ma non servono i riconoscimenti per dire quanto sia meraviglioso questo film e la sua colonna sonora, e quanto geniale sia Bacalov. Non servono le mie parole per dirlo. Allora ecco il video di un pezzetto (forse il più famoso) di una delle musiche più commoventi di sempre. E io non so spiegarvi cos’è che mi fa piangere, cosa mi commuove di queste note. Non so le ragioni, i perché del fatto che “Il postino” sia tra i film che amo di più in assoluto. Si, anzi, le conosco, a memoria, potrei dirvene qualcuna: Troisi è al suo ultimo lavoro e lo si capisce, nel volto magro e scavato che sembra quello di un cristo, un cristo innamorato di una bella, una ragazza bellissima, un cristo timido che ha negli occhi solo l’anima, e non solo perché deve interpretare quel postino di Neruda, ma per la vita che lo ha scelto, che gli ha messo sulle spalle una croce e quella croce lui se la porta ovunque, anche sul set, e allora noi possiamo vederla, vedere quell’uomo che su un’isola, in bicicletta, ci racconta qualcosa della vita. E lo fa pedalando su questa musica, che è la musica perfetta per rimanerti incollata al cuore. E la Cucinotta è la bellezza incarnata di una madonna, con le sopracciglia non curate, imperfetta e perfettamente capace di piantare nel cuore di Mario (così si chiama il personaggio di Massimo) il seme d’amore più puro ed eterno che possiamo immaginare. E Neruda, che insegna a Mario come tirar fuori il desiderio con le parole, scoprirà il gusto della vita semplice, quella in cui quel che ti serve è soltanto un pezzo di pane e un bicchiere di vino in tavola, una penna e un foglio per dire quel che hai nel cuore, e l’amore muto, mai detto, che tace la meraviglia che sente, la tace per non sprecarla, per difenderla, per portarsela dentro, in ogni luogo e in ogni situazione.

Tutto è solo per dirvi che Bacalov ha tradotto in musica questo film, il romanzo da cui è tratto,  e molti altri film, Django, Il favoloso mondo di Amelie…insomma, io corro dietro a quelle note, ci sogno sopra e vado. Non lo so se al pianoforte lui mi regalerà le note de “Il Postino”…ma se così non fosse, io mi fiderò comunque di quelle mani, le amerò per avermi regalato un film che m’ha fatta innamorare un volta tra le milioni di volte in cui mi sono innamorata…e qualsiasi musica uscirà, sabato sera, mi piacerà.