Potrebbe urtare la vostra sensibilità

Non so se avete fatto caso a questa cosa per cui adesso nei tg o sui giornali danno notizie del tipo: “morto ragazzo sulla spiaggia dopo la discoteca, ma aveva un problema cardiaco, quindi non era un  drogato”. Provo un fastidio tremendo per la facilità con cui la notizia è scritta e data in pasto alla gente. Sogno uno stile diverso, ma non per lo stile in se, piuttosto per quel che lo stile silenziosamente semina in ognuno, l’idea che ci siano morti più o meno pulite, a volte più o meno meritate, sulle quali ci prendiamo il diritto di essere giudici e dare le nostre sentenze…quel poveraccio si drogava…invece lui non si meritava di morire. Nessuno si merita di morire, eppure la morte è un fatto certo, l’unico su cui non abbiamo potere…le sue cause ci sfuggono, anche gli uomini di fede non sanno darci risposte certe…la morte è una realtà durissima, per tutti, potremo avere più o meno pietà per le persone conosciute a cui tocca il destino di doverla affrontare, ci fa più paura quella degli altri piuttosto che la nostra. Nessuno la merita, tutti ci dobbiamo fare i conti…la morte non ha niente a che vedere con la vita, lo dico abbastanza convinta, dopo aver dovuto salutare tanta gente, davvero troppa. Ma siamo così piccoli che non siamo capaci di farci i conti in modo leale e non considerarla come la fine, ma come un fatto che ci cambierà, che ci indebolirà, che ci farà incazzare e pure bestemmiare, che ci farà conoscere l’abisso, ma non ci toglierà il bene e l’amore che ci siamo regalati…”non meritava di morire”, “però lo sanno tutti che se ti droghi…”, “era troppo giovane”, “comunque la sua vita l’ha vissuta”…insomma abbiamo ragioni da vendere, abbiamo chiacchiere per ripulire o sporcare un evento a cui poco importa delle nostre chiacchiere. Allora stamattina, a un passo dal ferragosto, nel cuore dell’estate che dovrebbe esser fatta di bagni al mare o escursioni in montagna, di pranzi tra parenti e amici, io mi sono lasciata questi dieci minuti per riflettere sul morire, che al di là delle ragioni che riusciremo a trovare, ci coglie sempre impreparati e ciechi e sordi, e disperati. Se un Dio esiste, voglio chiedergli di darmi un cuore che sappia accettare, che oltre la ragione si interroghi sul bene dato e ricevuto, sui giorni che passano e che siano il più possibile seminati di occasioni buone per incontrarsi, che sia sempre meno la chiacchiera fatta per avvalorare le ragioni di chi resta, e sempre più il silenzio di chi sa accettare di soffrire per chi ama, l’assenza che verrà, il coraggio che mancherà, il pianto inconsolabile che bagnerà guance e cuore di chi avrebbe voluto ancora vivere insieme e non può più.