Il piccolo principe

piccolo-principe-cinema

Nella mia vita non so quanti libri ho letto, ho perso il conto o forse non l’ho mai tenuto. Ma tra i tanti, alcuni sono più indimenticabili di altri. Il piccolo principe è uno di questi, è l’ultimo che ho letto a mia nonna, nei pomeriggi di un’estate caldissima, la nostra ultima estate insieme. Si meravigliò per quella volpe che parlava. Lo rileggo spesso, mi riporta quello sguardo buono e meravigliato di mia nonna, lo stesso che vorrei avere io. Un saluto lungo, indimenticabile, difficile, potente, che m’ha fatto immaginare un volo che ci ha separate senza però poterci dividere…

Non so quanti lettori abbia avuto, quanta gente si sia affacciata su queste pagine, un libro non è prezioso per quanti lo hanno letto. Credo piuttosto che le storie siano universali quando non mentono, quando raccontano cose assurde e tu finisci per crederci e pure per identificarti con quello che succede ai protagonisti per quanto ti appaia impossibile. Questa storia ha il potere di scansare il cinismo, di far tornare bambina quella parte che è cresciuta e ha perduto la grazia necessaria per riconoscere la vita, amarla…il piccolo principe è la vita stessa, l’incontro dell’uomo con la vita stessa, senza schermi, illuminata da cose assurde ed impossibile agli occhi di chi non sa credere più. Riaccende speranza, “educa” al bello. Regalatelo, è tra i regali più belli che potrete fare o ricevere…io ne ho quattro copie…inutili? No. Necessarie tutte.

Cinque mesi nella pancia della balena

cropped-cropped-22399_10200789274290413_5620891323394995046_n1.jpg

Sono quasi cinque mesi che mi trovo qui, nella pancia della balena. Scrivo, leggo, ho raccontato impressioni su quello che è successo in questi mesi, trovandomi in mezzo a un mare di notizie, senza una rotta vera e propria. Ho conosciuto altri blogger, letto i loro articoli, curiosato tra i loro spazi. In cinque mesi mi sono fatta un sacco di domande e sono stati pure pieni di lavoro…due romanzi, il primo in concorso per ilmioesordio, scritto tanto tempo fa e lanciato per fargli fare un po di strada e vedere come va…il secondo che stò per spedire al “Premio Italo Calvino” e che se ne andrà anche lui a cercare la sua strada. Cerco di emergere, spero che questa balena continui a portarmi in giro, in mezzo alla tempesta, protetta eppure allo sbaraglio, che è la condizione che amo in assoluto di più…il rischio e l’avventura con nel cuore l’idea che non mi manchi mai una casa dove tornare. Cinque mesi nuovi, importanti, che oggi decido di celebrare insieme a voi che m’avete seguita e mi seguite, che siete con me ovunque voi siate, che poi il potere di questa super ultra tecnologia è solo questo, metterci in contatto…allora vi dico che il mio tentativo di contatto diventerà un poco più specifico…parlerò soprattutto di libri…quelli che ho tanta, troppa voglia di leggere visto che ho rallentato tanto in questo periodo in quello che è un piacere irrinunciabile per me: la lettura. Ho letto meno, ho letto comunque sempre, ho riletto soprattutto e adesso è venuto il momento di leggere cose nuove. Così comincia un nuovo periodo, e vi porterò con me, se vorrete, nel viaggio che è il padre di ogni altro viaggio…il viaggio verso i libri, dentro alle storie, nelle scritture. Scrivere è bello, bellissimo, leggere lo è ancora di più!

Il primo libro non si scorda mai

pinocchio_g

Quale è il primo libro che avete letto? Lo ricordate o si e perso tra tutti quelli che sono venuti dopo? Io non posso dimenticarlo, è Pinocchio!!! Non posso averlo scordato perché l’ho letto e riletto tante altre volte, perché è stato un regalo, avevo 11 anni, era il mio compleanno. La sua storia è diventata pure un po la mia…il burattino pieno di desideri si trova in difficoltà per le sue malefatte, ma il suo cuore limpido e innocente lo condurrà a scoprire la sua vera natura. Amo Pinocchio e la sua intraprendenza, amo la scrittura che me lo ha regalato. Il vostro invece, qual’è?

Avventura assicurata

7055

Io a Herman Melville voglio bene, un bene pazzesco. Nato a New York nel 1819, il primo di agosto, quindi nel cuore dell’estate, ha scritto il suo romanzo più famoso nel 1851. Moby Dick è un capolavoro assoluto, e non sto qui a dirvi che dovreste leggerlo, lo sapete da soli che certi romanzi valgono tutto il tempo che dedicherete loro. Io vi dico che l’ho letto non perché me lo abbiano fatto leggere a scuola, o me lo abbia consigliato un qualche mentore…io l’ho letto perché me lo hanno regalato e un regalo non si rifiuta mai, neppure quando è un libro e quindi porta dentro di se tutta la libertà del caso. Io l’ho letto e di alcuni passi mi sono innamorata…ma tra tutte le citazioni che potrei riportare, ce ne è una che ho imparato a memoria e allora vi riporto solo questa:

“Di sotto al cappello abbassato sul viso, Achab lasciò cadere una lacrima nel mare; e tutto il Pacifico non conteneva ricchezze pari a quell’unica piccola goccia.”

Allora, adesso, io ho scritto la citazione che ho imparato a memoria, a furia di leggerla…e a me non resta che commuovermi un po, rispetto al grande capolavoro che la contiene. Io amo i romanzi che mi raccontano il mare, il mio blog ha il nome vocativo di una storia che il mare lo sfiora soltanto, ma pur sfiorandolo soltanto ci butta un pezzo del racconto fondamentale…Pinocchio nella pancia della balena, anzi, del grande pesce. Ma il titolo del blog insegue pure l’immagine di Moby Dick, quella balena bianca che Achab insegue, che da senso a tutta la vita del capitano. Io davanti a queste storie mi tolgo il cappello, mi inchino, mi prostro con venerazione, perché raccontano l’anima dell’uomo che è la più grande avventura che si possa immaginare…nell’anima dell’uomo compiamo il viaggio più sorprendente che si possa immaginare. Ecco a cosa serve la letteratura, ecco perché amo Melville sopra ogni cosa, perché con lui e con il suo capolavoro l’avventura è assicurata…nella scrittura, nella storia, nell’immaginifico, nell’anima dell’uomo che in Achab si mostra e si nasconde, nell’anima che va a farsi benedire e pure a farsi maledire, nell’anima che Melville esplora, esplorando così se stesso ed ogni uomo, tutta l’umanità.

Le storie che leggo poco ma che mi piacciono sempre

11850239_453779308161128_1321354387_n

I colori dell’autunno fanno da sfondo a questa foto. Il libro in questione è “Settembre”, nome del mese che stiamo attraversando. Una storia di romantica, di quelle che leggo poco ma che solitamente mi piacciono sempre.  A dire la verità della Pilcher ho praticamente letto solo questa…ma l’atmosfera di questo libro è così allineata alla stagione che viene da non poter fare a meno di essere grata per questo regalo di mia zia. Si, un regalo che ho lasciato sul comodino per tanto tempo, che ho preso in mano senza concedergli fiducia, ma ricredendomi in fretta. La storia è quella di una festa, organizzata per riunire alcune famiglie in una tenuta sulle colline della Scozia. Le vicende si svolgono tra maggio e settembre. Tanti personaggi, tante voci allegre che nascondono però segreti e tristezze…un amore che non sembra voler sbocciare, l’amicizia in crisi, un brutto sogno che aleggia…tutto questo in una scrittura che del genere è regina. Sogni, incanto e discanto, molta vita. Consigliato!!!

L’Oriana ci manca

Un-uomo

Io so che al mondo manca profondamente Oriana. Lo so perché non c’è nessuno più che abbia il coraggio della verità come ce lo ha avuto lei. Una penna tagliente, profonda e “Un uomo” è l’esempio di come lei non ha fatto nella sua vita la scrittrice, ma è stata una scrittrice. Con lei sai sempre se essere d’accordo o se non esserlo, ma la sua capacità di raccontare la realtà sa pure far cambiare idea sulle cose, sulla luce che le illumina. “Un uomo” è l’amore e la guerra, la resistenza, la follia, la violenza più efferata e la dolcezza più zuccherina che si possa immaginare.

casa-ny-fallaci

La sua casa di New York: qui ha vissuto l’11 settembre 2001, scrivendo di getto “La rabbia e l’orgoglio”, un libro a cui l’umanità dovrebbe essere grata in eterno…perché tira fuori la rabbia, l’orgoglio, l’intolleranza e la tolleranza, il male, il bene, il sangue e le ferite, la redenzione che cerchiamo per sentirci in salvo.   L’Oriana ci manca, perché ci ha resi orfani, incapaci pure di rappresentarla e raccontarla in qualche modo…ricordo la fiction su Rai1 di qualche tempo fa, inguardabile, insopportabile, un tentativo inutile, forse pure come queste mie parole.

Per chi suona la campana

11931142_523396621147927_1707513000_n

“Poi furono insieme così che mentre la lancetta si muoveva, invisibile adesso, sull’orologio, seppero che niente poteva accadere mai più a uno di loro senza che accadesse all’altro, che nient’altro poteva mai essere più importante di questo; che questo era tutto e sempre; questo era il passato, e il presente e qualunque cosa fosse per venire. Questo non avrebbero dovuto averlo, eppure l’avevano.” Così, in Per chi suona la campana, Hemingway racconta l’amore. Comprai questo libro su una bancarella di libri usati…3000 lire ben spese. Un libro che amo, come amo i suoi “49 racconti”. Un’esperienza di lettura unica Hemingway, un autore che ho scoperto da giovanissima, quindi un amore di gioventù, che è la stagione della vita in cui più si semina. Ora, i semi, sono diventati piante robuste, mi ci arrampico ancora, fatico poi, dopo la lettura, a tornare giù dall’albero, alla realtà.

Il Campiello ha il suo vincitore: Marco Balzano

“L’ultimo arrivato” di Marco Balzano ha vinto il premio Campiello. Nella lettura dei cinque libri finalisti mi sono perduta, amandoli tutti, in modi completamente differenti. Credo di non sbagliare però se dico che c’è un unico premiato ma i vincitori sono tutti cinque! Cinque libri che ho amato leggere, più di tutti mi rimane nel cuore “Cade la terra” di Carmen Pellegrino, le sue storie d’abbandoni, una scrittura riconoscibile e affascinante. Ma la gara s’è fatta tra cinque titoli che lasciano il segno in un tempo in cui la letteratura fatica a risollevarsi dalla crisi nera, quella che però non riguarda la scrittura, bensì l’editoria. Le storie non vanno in crisi, le buone storie esistono dalla preistoria, le buone storie sono raccontate fin dai tempi degli uomini nella caverne. E queste cinque storie, finaliste al Premio Campiello, ne sono l’esempio.

http://www.lastampa.it/2015/09/12/cultura/marco-balzano-vince-il-premio-campiello-wxBgEOiS5Kf2hfqtq565DK/pagina.html

La buona battaglia.

stefano-cucchi

La battaglia di Ilaria Cucchi è diventata da subito pure un po mia. Per Stefano io ho provato un grande desiderio di giustizia. Ho dato voce in tante occasioni ai miei pensieri rispetto a questa storia che credo porti in se un grande insegnamento: credere e sperare sono due verbi infiniti, necessari alla vita perché la vita sia eterna per davvero. Ilaria e Stefano ci hanno regalato e continuano a regalarci una testimonianza viva di amore, quello per cui combattere senza darsi per vinti rende sacro l’amore, così sacro che svela le menzogne e fa brillare la verità. Il sorriso di Stefano, spento a calci e pugni, non smette di guidare chi è rimasto nel dolore. E chi deve pagare, pagherà, grazie alla buona battaglia di chi ha amato e ama ancora quel sorriso.

La pancia della balena di Pinocchio è il luogo ideale in cui far crescere sogni e speranze

http://bologna.repubblica.it/cronaca/2015/09/10/foto/asilo-122582416/1/?ref=fbpr#1

Il nome del mio blog deve il suo nome a Pinocchio…e un asilo di Reggio Emilia è stato costruito proprio ad immagine e somiglianza della pancia della balena! Quando ho pensato di aprire il blog ho immaginato un luogo in cui far crescere sogni e speranze, dove mettere libri e curiosità, dove, seppur in mezzo alla tempesta, sentirmi al sicuro, protetta, voluta bene, esattamente come Pinocchio, che ritrova nella ventre del grande pesce il suo babbo Geppetto. Stamattina un mio amico mi ha fatto scoprire questo articolo di “Repubblica”, e ho pensato che sono davvero un po come quei bambini, che in un luogo ideale potranno crescere e sognare, scoprire, sentire di appartenere.