“Molto forte, incredibilmente vicino”di Jonathan Safran Foer

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Un libro complesso. Una trama costruita e scomposta in mille pezzi, che solo con la pazienza di una parola dopo l’altra, una pagina alla volta, si ricompone. Non c’è da aver fretta nella lettura di questo romanzo che, dal basso della mia poca conoscenza del genere, io definirei un degno rappresentate del filone dei grandi romanzi americani.

Un bambino dei nostri giorni, a cui la vita lega una guerra vecchia e la nuova guerra contemporanea. Due tempi storici distanti eppure vicini. Oscar, il bambino, perde il padre nell’attacco delle torri gemelle, e coltiva il suo rapporto con il nonno, superstite della seconda guerra mondiale. Un segreto che deve essere svelato è al centro di tutta la storia.

Ho girato intorno a questo libro, ho cominciato a leggerlo non perché mi attraesse, anzi, mi sono sentita respinta spesso da queste pagine. Forse ho saputo apprezzarne meglio le virtù proprio per il fatto che è stato difficile all’inizio entrarci dentro.

Ma lo stile di questa scrittura attrae perché è capace di costruire immagini della realtà riconoscibili, quasi da sembrarti di averle vissute davvero. Forse proprio per il fatto che in qualche modo gli eventi di cui la storia racconta li abbiamo vissuti davvero o attraverso i libri di storia o attraverso i mass media per quel che riguarda il periodo più recente.

La storia di questo ragazzino alla ricerca di qualcosa di molto importante è un modo di vedere la vita come possibile concentrazione di tutto quello che in apparenza, solitamente, è lontano. Tutto quello che prima nemmeno immaginava, gli si fa prossimo, vicino, incredibilmente vicino. Forte è il richiamo delle cose che gli accadono, così forte che la vita ne è sconvolta. Quel bambino in ricerca è Oscar, ma gli somigliamo, ve ne accorgerete.

Un libro sul dolore, sulle cose sommerse che la forza della vita fa emergere, un libro sulla perdita e la conquista. Un libro che ha in se tanta vita.

Auguri Robert.

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In questo articolo mi ripeterò, userò parole solo per dire grazie a un attore che mai saprà quello che m’ha regalato. Oggi Robert Redford compie 80 anni e ogni suo film andrebbe guardato nuovamente.

Non mi fido di nessuno che mi inviti a vedere un particolare film perché è bello o perché vale il biglietto o perché è emozionante o perché è un classico o per altri motivi validi. Mi fiderei solo se nel cast trovassi Robert Redford, il protagonista di pellicole che hanno fatto la storia del cinema mondiale.

Indimenticabile qui, ne “La mia Africa” e altrettanto indimenticabile in “Come eravamo” o in “Corvo rosso non avrai il mio scalpo” o nel celeberrimo “La stangata”. Potrei continuare con titoli importanti, non ne ho dimenticato mai nessuno. Ma la mia impressione poco vale, il cinema è davvero qualcosa di così personale che magari quel che è bello per me non è bello per te…con i film di Robert Redford forse questa teoria crolla. Sono sicura che se a scuola si studiasse storia del cinema, molti film da lui interpretati e diretti andrebbero visti. Ma a scuola la bellezza è sempre meno incentivata, apprezzata, sempre meno ammirata e storia del cinema è una materia che non si studia e tanta meraviglia finisce dimenticata.

C’è questa scena, di un uomo che lava i capelli a una donna. Ecco, io la trovo di una poesia assoluta, in un mondo in cui si leggono sempre di più romanzi con scene di sesso esplicito, dove l’amore ha un tasso di violenza altissimo e ormai l’educazione passa per messaggi del tipo “tutto e subito”, io resto da questa parte, ad ammirare un uomo e una donna che s’amano così, semplicemente prendendosi cura l’uno dell’altra. Il film, poi, non è tutto rose e fiori…questa è una storia vera e la vita, si sa, non è sempre un lieto fine…ma tutto, tutto, resta a dire e raccontare un mondo bellissimo, in cui la magia e la favola si intrecciano alla realtà dura dei sentimenti. Vale così anche per “Come eravamo”, di cui magari racconterò qualcosa, anzi qualcosa ho già raccontato in giro.

Auguri Robert.

 

Tutti scrivono. Ma chi legge?

“Tutto lo scrivibile è già stato scritto”, lo ripeto a me stessa come fosse un mantra. Inizio così anche qualche incontro del mio laboratorio di scrittura, giusto per ricordare a chi sceglie la via della scrittura che potrebbe essere perfettamente inutile mettersi davanti alla pagina bianca e cominciare a raccontare. Questo per me vuol dire che c’è tanto da leggere, c’è tutto da leggere, vuol dire che scrivere è aggiungere ancora qualcosa al già scritto, ma che leggere è quasi un dovere per capire dove possiamo osare ancora qualcosa, riscrivendo una storia magari già scritta ma in modo nuovo. Tutti scrivono e l’editoria è in sovrappeso…pile di manoscritti appoggiate sulle scrivanie di editor al lavoro per trovare qualcosa di buono. Ma qualcosa di buono spesso resta nascosto, ed emerge sempre più spesso una scrittura che fa fare affari, più che promuovere un pensiero e uno stile nuovi.

Forse il mio disincanto è dovuto alla mia esperienza personale che si è imbattuta in continue porte sbattute in faccia non tanto perché scrivo male, perché invio lavori sgrammaticati, quanto perché non scrivo cose di interesse, al passo con i tempi. In fondo è vero, ma sento che qualsiasi cosa accada, scrivo storie per il bisogno di concentrare la mia visione del mondo in cose piccole, dove poter ritrovare qualcosa di molto umano.

Vorrei poter entrare in Wattpad (sapete tutti cos’è Wattpad no?), un giorno, e trovare ai primi posti in classifica una storia scritta bene, con uno stile riconoscibile, libera il più possibile di refusi, in cui fili un discorso senza interrompersi. Wattpad come un laboratorio in cui sperimentare la scrittura, in cui le storie non si ripetano, in cui le visualizzazioni non si comprino a suon di spam, in cui un editore abbia il coraggio di entrare per trovarci una buona storia e non una storia per fare soldi.

Leggo tanto, scrivo poco. Invidio tutta quella parte di Facebook in cui si ritrova gente che ha storie pronte all’uso, che scrive come se non ci fosse un domani senza accorgersi di ripetersi, continuamente. Tanti “autori”, pochi lettori.

Ho trentacinque anni, è una vita che scrivo, mi sono auto pubblicata per partecipare ad un concorso, non sono una scrittrice e fatico a trovare una storia su cui spendermi ancora. Mi sento un’aliena e così per cercare di tornare a sentirmi umana, leggo, leggo tutto quel che hanno scritto i grandi e pure i mediocri, così so che è completamente inutile aggiungere scrittura alla scrittura e imparo l’umiltà che serve per tentare di fare un lavoro apparentemente inutile, ma che voglio davvero fare.

 

“Io mi ricordo tutto”

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“Io mi ricordo tutto”. Ecco cosa  le sta sussurrando.

Quanti di voi seguivano questa serie? Ha riempito i miei pomeriggi e quelli delle mie amiche in tante estati.

Sono passati anni e all’improvviso, una foto mi riporta indietro. Hanno resistito questi due, intatti nella loro bellezza. Stamattina, mentre rifacevo il letto, ho acceso la tv e ho trovato un episodio, tramesso per l’ennesima volta. Mi sono fermata, ho riconosciuto il pezzo. Il potere delle storie è questo: riportarti un ricordo, uno di quelli che il tempo non consuma, e i sogni, tutti intatti.

A questa serie devo molto, a loro due, alla semplicità di quei dialoghi oggi fuori tempo, devo il desiderio di riportare all’essenziale tutta la narrazione. A volte mi chiedo dove finiremo a suon di sfumature di grigio…l’unica risposta che mi concedo è di tornare a cercare i colori, tutti i colori di un amore adolescenziale, fatto di cose riconoscibili, sempre più perdute, sempre più preziose.

Stasera ballo un po con loro, torno ai venti anni, a quel cuore capace di grandi speranze e di desideri infiniti che il tempo non ha cancellato e resiste, rimane, batte forte, oggi più forte che mai.

“Una storia quasi solo d’amore” di Paolo di Paolo

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Ho finito da qualche ora di leggere “Una storia quasi solo d’amore” di Paolo Di Paolo, edito da Feltrinelli.

Così questa storia è ancora tutta in superficie, a fior di pelle. Ma questo suo essere così in superficie, non le ha impedito di penetrarmi. Sono stata sconvolta da questa scrittura, da queste pagine che raccontano la storia di Teresa e Nino.

Siamo ad ottobre, davanti a un teatro. Qui tutto comincia. Si, perché Nino e Teresa sembrano cominciare a vivere in questo preciso istante. Età distanti, i trenta di lei, i venti di lui. Ma la vita è quel miracolo capace di annullare il tempo e per questo forse, i due protagonisti si incontrano…per vivere il miracolo.

Le loro vite si incontrano e fioriscono, lo fanno in questo racconto narrato da tre voci intrecciate, quella dei protagonisti già citati e quella di Grazia, zia di Teresa e insegnante di teatro di Nino. I punti di vista sono moltiplicati e tutti sono in sintonia, pur essendo voci completamente diverse. Una scrittura quasi teatrale, una messa in scena che riconsegna la storia di questa coppia con immediatezza.

Il miracolo della vita. Io ci ho trovato questo e lasciatemi dire che per me, un libro, deve fare solo questo. Una volta che lo hai letto, ti viene voglia di rileggerlo. Ci sono passi che hai voglia di imparare a memoria, come per portarteli dietro sempre. Una storia d’amore contemporanea, del nostro tempo, libera dal fardello di certi modi di scrivere che non sanno liberarsi da volgarità e ovvietà.

Due vite ordinarie che si incontrano e scelgono di viversi. Questo libro è speranza per un cuore rotto, è specchio per un cuore innamorato, è puro diletto per chi, da solo, ha scelto di attraversare il proprio cammino.

Nino e Teresa: oggi uscendo per strada, cercherò la loro immagine e magari, con attenzione guardando la troverò. Paolo me li ha consegnati, me li ha fatti conoscere. Sarà impossibile dimenticarli.

Agosto è un sogno che s’avvera…

Agosto è una strada bianca, una mulattiera che mi riporta a casa.

 

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Agosto è un tramonto che si accende sul finire di un giorno felice.

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Agosto è una notte carica di stelle e desideri.

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Agosto per me è il mese che mi ricorda la bellezza di un incontro…

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Agosto io ho provato a raccontarlo in poche pagine, dove l’amore c’è, ma non c’è solo l’amore.

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Agosto è il mese che più di tutti mi ricorda quanto amo il mio mestiere.

Agosto è il mese in cui riscopro che un sogno s’avvera.