Un libro complesso. Una trama costruita e scomposta in mille pezzi, che solo con la pazienza di una parola dopo l’altra, una pagina alla volta, si ricompone. Non c’è da aver fretta nella lettura di questo romanzo che, dal basso della mia poca conoscenza del genere, io definirei un degno rappresentate del filone dei grandi romanzi americani.
Un bambino dei nostri giorni, a cui la vita lega una guerra vecchia e la nuova guerra contemporanea. Due tempi storici distanti eppure vicini. Oscar, il bambino, perde il padre nell’attacco delle torri gemelle, e coltiva il suo rapporto con il nonno, superstite della seconda guerra mondiale. Un segreto che deve essere svelato è al centro di tutta la storia.
Ho girato intorno a questo libro, ho cominciato a leggerlo non perché mi attraesse, anzi, mi sono sentita respinta spesso da queste pagine. Forse ho saputo apprezzarne meglio le virtù proprio per il fatto che è stato difficile all’inizio entrarci dentro.
Ma lo stile di questa scrittura attrae perché è capace di costruire immagini della realtà riconoscibili, quasi da sembrarti di averle vissute davvero. Forse proprio per il fatto che in qualche modo gli eventi di cui la storia racconta li abbiamo vissuti davvero o attraverso i libri di storia o attraverso i mass media per quel che riguarda il periodo più recente.
La storia di questo ragazzino alla ricerca di qualcosa di molto importante è un modo di vedere la vita come possibile concentrazione di tutto quello che in apparenza, solitamente, è lontano. Tutto quello che prima nemmeno immaginava, gli si fa prossimo, vicino, incredibilmente vicino. Forte è il richiamo delle cose che gli accadono, così forte che la vita ne è sconvolta. Quel bambino in ricerca è Oscar, ma gli somigliamo, ve ne accorgerete.
Un libro sul dolore, sulle cose sommerse che la forza della vita fa emergere, un libro sulla perdita e la conquista. Un libro che ha in se tanta vita.