Ho deciso di lasciare i social. La scrittura, almeno la mia, è instabile e attraversa i suoi momenti. Questo è un momento di vuoto, un grande vuoto in cui risuonano echi di vecchie passioni e di antichi desideri che per ora non so e non voglio condividere. Al corso di scrittura ho raccontato di questo allontanamento, di questo recidere un ramo del mio albero. Tra la comprensione di alcuni e la titubanza di molti, ho promesso di continuare a condividere, in questo piccolo spazio tutto mio, i movimenti, gli alti e bassi, che affronta il processo di creazione e scrittura.
Nell’ultima serata del nostro laboratorio di scrittura, per raccontare in breve qualcosa di questo anno “insieme”, ho condiviso un audio che ho registrato personalmente: una canzone di questo 2020, anno di scritture e riscritture, letture e riletture, di canti e poesie. Ci ho sentito dentro qualcosa di me.
Da lì, una persona ne ha fatto un video con immagini di una storia che non conosco, ma che lei ama.
Mi ha fatto un grande regalo. Mi ha mostrato un modo di allacciare cose lontane, almeno in apparenza lontane. Connessioni impensate, ho pensato, quando l’ho visto.
A volte, occorre “prendersi poco sul serio”. Me lo ha scritto Cecilia, nel messaggio che mi ha inviato con il video. Io non so farlo, l’abitudine a prendere tutto di petto mi appesantisce spesso il cuore. Così mi accade anche con la scrittura, spesso bloccata da questa poca attitudine al volo leggero.
Occorre, oggi, dire grazie a questa compagna che mi ha aiutata a leggermi dentro, mettendo quella mia voce incerta su qualcosa di sconosciuto e ricordarmi di non imporre decisioni, di rimanere libera anche e soprattutto rispetto a me stessa, a quello che sento, a quello che vivo e voglio vivere.
Con leggerezza, profondamente, grazie.