Non potevo rinunciare a scrivere oggi, proprio io che ho chiamato il blog “Nella pancia della balena”!
Se uno sente la parola babbo, il primo pensiero gli va dritto al suo babbo. Anche per me è così, penso al mio babbo, alla persona che è, che m’ha cresciuta e continua a farlo, anche se ho quasi trentacinque anni. Ma non è di questo che vi parlo. Voglio raccontarvi del secondo pensiero che mi salta in mente quando sento o leggo o scrivo la parola Babbo: penso a Pinocchio e a Geppetto…al loro incontro nella pancia del grande pesce, la pancia della balena, un ventre che li accoglie entrambi, in mezzo al mare. Io c’ho immaginato su un sacco di cose, pian piano le racconterò tutte, ma oggi mi preme raccontarvi di come ho immaginato la scena successiva, quella che Comencini pensò esattamente come la vedete in foto. Dall’incontro nella pancia, l’uscita verso il mare aperto. Sono Pinocchio e il suo babbo, sulla schiena di un tonno, come fossero stati partoriti insieme…è la rinascita, è l’occasione nuova, Pinocchio ha ritrovato qualcosa di se, la sua radice, il suo babbo…dopo la paura di essersi perduti, ecco la meraviglia di una nuova occasione della vita. Pinocchio non è salvo grazie alla balena, Geppetto non è salvo grazie al tonno, loro sono salvi perché stanno insieme, perché ritrovano l’amore, scoprono il perdono, si riagganciano, sono pronti per quel che verrà. Pinocchio resterà il bambino che disobbedisce e fa disperare, Geppetto resterà il babbo imperfetto che ama senza riserve, senza condizioni. Io un babbo così ce l’ho, m’ha generata, ma soprattutto m’ha cresciuta, m’ha amata e continua a farlo. Non c’è un grazie grande abbastanza che posso dire, ma per quanto piccolo va detto…grazie al mio babbo, grazie ad ogni babbo che ha scelto di esserlo, che non lo fa per dovere e che anche quando ama solo per dovere lo fa con una marcia in più. Questa immagine mi è cara più di un santino, la porto con me, nel portafogli, mi ricorda che sono Pinocchio e forse, pur essendo donna, quindi destinata alla maternità, potrei pure essere un poco Geppetto…al mio babbo e ad ogni babbo, ai babbi che ci portano in salvo, che ci indicano quella sponda laggiù, oltre le onde, oltre l’acqua, quest’acqua di mare in tempesta che spesso fa paura, ma può diventare opportunità.